IL CERVELLO DI EINSTEIN
IL CERVELLO DI EINSTEIN
Dr. Marilena Capriotti, tratto da “L’altro cervello” di R.Douglas Fields
Agli inizi del secolo, il patologo Thomas Harvey estrasse il cervello di Albert Einstein, ne sezionò diversi campioni e fu sorpreso di non trovare alcuna differenza fra questo cervello ed altri cervelli di persone normali (nel peso e nella struttura neuronale).
Trenta anni dopo, quattro campioni furono spediti ad una rinomata neuropatologa Marian Diamond, dell’Università di Berkeley in California. Giacchè la genialità di Eistein risiedeva nella sua straordinaria capacità di immaginazione, di astrazione e nell’ alto livello delle funzioni cognitive, qualsiasi base fisica della sua particolarità andava ricercata nelle regioni cerebrali responsabili di quelle attività che sono rappresentate dalla corteccia associativa, dove le informazioni vengono riunite per l’analisi e la sintesi, invece che nelle aree che controllavano l’udito, il movimento e la vista.
Infatti la Diamond chiese ad Hurvey campioni di corteccia prefrontale, sede coinvolta nella pianificazione, nella memoria di lavoro, astrazione e categorizzazione delle informazioni, e di corteccia parietale inferiore, sede questa, associata alla immaginazione, memoria e attenzione.
Dopo giorni di minuziosa misurazione e calcolo, la Diamond sommò i dati e li comparò con le stesse regioni di undici cervelli di controllo appartenuti a individui di sesso maschile la cui età variava dai 50 agli 80 anni.
Un neurone del cervello del genio non differiva in nessun modo da quello di un cervello rappresentativo e in media, nella corteccia creativa di Einstein, vi era lo stesso numero di neuroni che in quella di un uomo la cui creatività poteva rientrare nella norma.
Nell'allegato di seguito indaghiamo le differenze.